11/20/2008

PARTECIPANZA AGRARIA

La partecipanza è una antica forma di proprietà collettiva di terreni interessati a bonifiche, che trae origine nel Medioevo, il cui patrimonio fondiario viene ripartito secondo regole antichissime fra tutti gli aventi diritto, cioè i discendenti delle famiglie che ottennero il privilegio; tuttora in uso in Emilia e in Veneto, nel Polesine di Rovigo. 

Quelle emiliane sono sei, tutte concentrate nella bassa pianura emiliana, tra il Panaro ed il Sillaro: Villa Fontana, Nonantola, Cento, Pieve di Cento, S.Giovanni in Persiceto e S.Agata Bolognese.

Queste rappresentano un blocco unitario per origine e caratteristiche, derivando tutte da una concessione, datata 1058, dell'abate Gotescalco di Nonantola, la cui abbazia aveva un'importanza ed una influenza politica notevole nella bassa pianura a nord di Bologna.

In Veneto troviamo la Comuna di Grignano Polesine, attualmente denominata Antichi Beni Originari, un tipo di  proprietà collettiva del tutto particolare a livello nazionale e senz'altro unica nell'area veneta, molto simile alle partecipanze agrarie di matrice emiliana. I terreni della "Comuna" infatti sono proprietà privata dell’insieme dei compartecipi, ossia dei discendenti maschi delle famiglie originarie presenti nel paese di Grignano all'atto dell'investitura enfiteutica da parte dell'Abbazia Benedettina di Santa Maria dell'isola di Pomposa, dei quali terreni era proprietaria fin dal X secolo d.C. Requisito fondamentale per essere compartecipi, oltre alla discendenza dagli Originari, è inoltre quello di risiedere e vivere nel paese di Grignano Polesine (Ro).

Lo stesso nome è utilizzato per una proprietà collettiva riguardante un territorio boschivo, in Piemonte, a Trino Vercellese. 

Una antica tradizione attribuisce l'istituzione delle partecipanze ai lasciti effettuati da Matilde di Canossa, che era signora di vasti feudi dall'una e dall'altra parte dell'Appennino. È però probabile che l'origine sia più antica: probabilmente l'incontro di diverse circostanze quali le esigenze di bonifiche idrauliche di vasta portata, che richiedevano la disponibilità di molte braccia e nello stesso tempo di un coordinamento delle iniziative, i lasciti e le donazioni di interi feudi alle abbazie e ad altre istituzioni ecclesiastiche, la concessione in enfiteusi di vaste zone paludose agli abitanti di alcuni paesi, l'abitudine invalsa di gestire i terreni secondo turni fissati da estrazione a sorte.

La discesa delle truppe napoleoniche nel 1796, pur essendo occasione per l'affermarsi della Partecipanza come ente autonomo ed indipendente si rivelò, a lungo andare, tremendamente deleteria. L'affermarsi del "dogma" della proprietà privata, infatti, prima nei domini pontifici dopo la restaurazione e soprattutto nel neonato Regno d'Italia (1860), porteranno all'approvazione di leggi tendenti ad abolire i domini e le proprietà collettive.

Intanto però le Partecipanze erano riuscite ad ottenere, con la Legge n. 397 del 04/08/1894, il riconoscimento di persone giuridiche e questo di sicuro ne rafforzò l'autorità e la indipendenza.

Le Partecipanze oggi, pur diverse per origini e caratteristiche, rappresentano un unicum nella struttura sociale ed istituzionale del paese, non rinvenendosi altri enti con simili peculiarità se non forse nelle Regole Cadorine e nelle Comunanze Agrarie (o Università Agrarie) Laziali.

Le Partecipanze hanno costituito nel passato un'importante presenza sul territorio, essendo dotate di una forte capacità di coesione e di sostegno finanziario della popolazione, nonché di miglioramento del territorio e di spinta economica alla coltivazione delle campagne.

Tali enti però hanno visto perdere progressivamente i loro tratti caratteristici, al pari dell'intero settore agricolo, anche con riferimento ad una continua diminuzione dei consociati.

Le amministrazioni però stanno orientando il loro operato soprattutto verso il recupero delle radici storico-culturali delle Partecipanze e verso una rinnovata attenzione al territorio, legata soprattutto al tema dell'ambiente, con tentativi di ricostituire le aree boschive e paludose scomparse in seguito alle opere di bonifica e alla conseguente coltivazione dei terreni.

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